All’interno dell’iniziativa Nuovo Cinema Olympia, che si pone il fine di ridare vita alla tradizione dei vecchi cinema di quartiere, abbiamo assistito alla proiezione de “Gli Onorevoli”, film comico del 1963 che narra le vicende di alcuni candidati al Parlamento nei giorni precedenti le elezioni e in cui vengono messe in luce, dalla mano di Sergio Corbucci, tutte le contraddizioni che vi erano in seno ai partiti.
La democristiana Bianca Sereni (Franca Valeri) pur essendo femminista ante litteram, appare mentre si fa affiggere i manifesti elettorali da alcune prostitute e poi finisce per innamorarsi prima, e successivamente sposarsi ritirandosi dalla campagna elettorale con Robin, bell’imbusto che era stato pagato dagli stessi democristiani per farsi fotografare in atteggiamenti compromettenti con la stessa.
Altro candidato è il Liberista Rossani Breschi (Gino Cervi) il quale si fa propaganda nel suo lussuoso salotto con una platea formata esclusivamente da ricchi, quasi tutte donne, parlando un linguaggio aulico e riempendo i suoi discorsi di promesse qualunquiste. L’esponente del PLI sarà però costretto ad abbandonare la corsa poiché screditato da una banda di marmocchi, in cui vi è anche il suo figliolo, che giocano a fare i grandi e lo ridicolizzano attraverso dei volantini in cui vi sono appellativi ed insulti infantili nei confronti del suo acerrimo rivale Saverio Fallopponi.
Il Fallopponi (Aroldo Tieri) è un comunista convinto che osteggia in tutto e per tutto l’America salvo poi venire smentito dall’annuncio, durante un comizio, dell’assegno che gli è recapitato dal suo datore di lavoro, Rossani Breschi (già proprio quel Breschi rivale ideologicamente ma al quale Fallopponi deve la proprio carriera di scrittore poiché i suoi libri vengono pubblicati dalla sua casa editrice) pervenuto direttamente dalla tanta odiata America e che Fallopponi non esita ad accettare.
Fin qui appare, in una escalation continua, come ogni esponente della politica sia in fondo il controsenso di se stesso e di come ognuno abbia rapporti strettissimi col proprio nemico così da poter essere facilmente ricattabile e non poter essere veramente libero di dire la propria idea senza la paura di poter essere screditato in qualunque momento.
Altri due protagonisti del film sono il prof. Mollica (Peppino De Filippo) il quale vuol servirsi del mezzo televisivo, apparendo per quello che è e sfuggendo alle logiche televisive che mirano a far apparire la gente diversa dalla realtà. Il prof. Mollica finirà per assuefarsi alle leggi televisive e, pur di apparire in tv, si lascia truccare da Walter Chiari tralasciando completamente il suo discorso e, apparendo in modo grottesco avendo dato preminenza al look piuttosto che al discorso, non riesce a dire nulla di quanto preparato perdendo così la propria corsa al ruolo di “onorevole”.
Il personaggio che lascia maggiori spunti di riflessione è senza alcun dubbio Antonio La Trippa (Totò), monarchico che va in giro attaccando manifesti nel palazzo in maniera furtiva, suonando la carica la domenica mattina ed urlando in ogni momento il suo celebre slogan:
“vota Antonio”
Numerose frasi che paiono attuali vengono pronunciate dal personaggio:
«Chi parla di voti inutili è totalitario e in malafede, i voti inutili possono essere utili se servono ad eleggere qualcuno e questo qualcuno di cui sopra sono io.»
La Trippa è l’unico che meriterebbe di vincere la corsa all’appellativo di “onorevole” ma, poiché mira più ai contenuti che all’apparenza, sembra riscuotere pochissimo successo tanto da venire osteggiato da tutti i condomini ed anche in casa, ove la moglie vota per Andreotti mentre il maggiordomo addirittura per il PAPI.
Qui Totò esprime la sua perplessità sul fatto che ormai i partiti spuntino come funghi e ce ne siano sempre di nuovi ma che mutuano idee un po’ di qua e un po’ di la, un pensiero che fa riflettere e pare quanto mai attuale. La Trippa allora si trova a dover affrontare la fine della campagna elettorale a Roccasecca, paesino pieno di operai.
Qui avviene la scena più triste del film: Totò viene preso in disparte dai capi del partito i quali lo incitano prima del discorso finale ma, nel momento in cui Totò speranzoso chiede se una volta vinto il Re sarebbe davvero tornato, loro gli tappano le ali ed i sogni coi loro discorsi di arrivisti dicendogli che in realtà loro si sarebbero venduti al miglior offerente così da curare i loro interessi e far rimanere le promesse fatte agli elettori delle mere parole al vento.
«Scusate la mia ignoranza in questa specie di politica, ma io so che il deputato deve fare gli interessi dell’elettore. Di colui che gli ha dato la fiducia e il voto.»
Con queste parole Totò si congeda dai due ed una volta salito sul palco, svela tutta la verità alla classe operaia che, in subbuglio e arrabbiata, costringe i tre a scappare con tutto il carrozzone che si erano portati dietro per il comizio.
Il film ci ha lasciato molti spunti e parecchi li ho anche citati durante la spiegazione, ma il più importante mi sembra proprio quello che la politica non è più a servizio del cittadino, le città non sono più a misura del cittadino, piene di disservizi. La gente non crede più nella politica e la scena in cui Totò litiga con la moglie dandole della “fedifraga” poiché non lo voterà, ci sembra lontano anni luce dalle famiglie di oggi perchè le famiglie di oggi non si scontrano più sulla politica, non si scontrano più sullo scegliere quale partito votare ma, o si adeguano a chi in famiglia ha una propria idea oppure si fidano di ciò che la televisione ci propina e quasi mai, come abbiamo visto nel film, quello che ci propina la televisione è reale.
Mi sembrano invece quanto mai attuali i rapporti tra i politici, anche di schieramento ed ideologia diversa, che mirano ai propri interessi piuttosto che a quelli dei cittadini come evidenziato dal discorso finale di Antonio La Trippa, mi sembra quanto mai attuale il ruolo dei due “propagandisti” che invece di lavorare per un partito, usano sotterfugi e fanno campagna elettorale per tutti causando, col loro modo di lavorare sciatto e negligente, parecchi problemi al Fallopponi. E’ tempo che la politica torni ad occuparsi dei cittadini perché, sebbene nell’Italia rappresentata nel film i cittadini si fidavano ancora dei politici, nell’Italia attuale anche il cittadino si sta allontanando dalla politica e questo è quanto mai deleterio per il nostro futuro.
Vi diamo appuntamento a giovedì prossimo, come sempre alle 20:30, nei locali della parrocchia, dove assisteremo alla proiezione del film “Amici miei“. Chi volesse avrà la possibilità di raccontare aneddoti e storie riguardanti i vecchi cinema di quartiere!